“Di pietra e di luna”, Nadia Bertolani

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TITOLO: Di pietra e di luna
AUTORE: Nadia Bertolani (BIO)
EDITORE: ilmiolibro.it

L’AUTRICE DICE CHE a Mavezia, città doppia e surreale, Ilaria ha vissuto nascondendo per anni un taccuino segreto. Quando decide di bruciarlo, un incidente mortale glielo impedisce. Lo troverà casualmente il figlio Luca, grazie ad Anapi, il bambino autistico della sorella gemella Antonia giunta da Monaco di Baviera. E’ il diario allucinato e struggente di una giovane donna. Luca scoprirà che si tratta della storia di sua nonna Virginia e della madre di lei, Mary, che nè lui nè la sorella hanno mai conosciuto: una vicenda tremenda e tenuta nascosta. Accanto a Luca e ad Antonia si muovono personaggi non secondari: Byron, il padre di Anapi, Aimone Fieschi, uno scrittore in crisi, Sara, una collega di Luca. E un oggetto ereditato: una Medusa di bronzo.

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DAL TACCUINO GIALLO A FIORI ROSSI

Una dedica
Alla mia bambina, nel suo tredicesimo compleanno, con gli auguri che questo quaderno possa riempirsi solo dei suoi pensieri e dei suoi disegni più belli.
Papà

Le prime dieci pagine sono coperte da disegni, schizzi di volti e di animali o figure intere dalla linea ondulata. Le poche frasi tracciate sono illeggibili perché l’inchiostro si è stinto in macchie azzurrine informi.

2 settembre 1935 XIII
Oggi è morto Paolo.
Paolo è mio padre. Era.
Mary mi ha comprato un taglio di tela nera per il vestito.
Mary è mia madre.
Non vuole che la chiami per nome, disapprova che io stia ferma davanti allo specchio, dice che parlo troppo e ad alta voce, dice che devo stare più dritta. Lei è sempre dritta, anche adesso, e piange appena, solo qualche lacrima. Bisogna essere forti, dice.
Io e Federico guardiamo e ascoltiamo il mare. Ogni onda che si frange contro le pietre di Venezia risuona come un rintocco funebre. L’ha scritto Ruskin.
A me piace Ruskin. Anche a Federico. Mary invece preferisce Harper’s Bazaar.
Lunedì porteremo Paolo all’isola dei morti.
Tutti in gondola a San Michele.

7 settembre 1935 XIII
Niente regata quest’anno, niente corteo.

19 settembre 1935 XIII
Sono piena di desideri.

4 ottobre 1935 XIII
Le truppe italiane hanno invaso l’Etiopia. Mary scuote la testa e borbotta di un imperialismo straccione.

21 novembre 1935 XIV
Alla festa della Madonna della Salute quest’anno niente Paolo e niente baìcoli. Anche Federico è taciturno come la marea che sale e che scende.

18 dicembre 1935 XIV
Oggi è la giornata della fede e la regina Elena ha pronunciato il suo discorso: si raccolgono le fedi nuziali, ma quando si tratta di oro Mary fa orecchie da mercante. La cuoca la guarda storto e l’ho sentita dire che non c’è da meravigliarsi, che dagli inglesi non può venire niente di buono. Io sono contenta che la fede di Mary rimanga al suo posto, lì dove l’ha messa mio padre. Mi manca!
Scrivo per te, Paolo, è il mio regalo di Natale.

Molte pagine strappate

6 marzo 1936 XIV
E’ finito il lunghissimo inverno. Forse potrò togliermi il vestito nero, le calze nere, il fiocco nero. Mary dice che i miei capelli rossi rendono poco credibile il lutto. Anche tu hai i capelli rossi, le ho detto. Ma non tutta quella carne sotto la camicetta, ha risposto lei.
Però niente Lido questa estate.
Cercherò di scrivere di più per far piacere a Paolo. Però, quando intingo la penna nell’inchiostro le parole svaniscono dalla mente e mi rimane solo un vuoto d’azzurro e quando traccio le prime lettere l’inchiostro si spande sulla pagina che diventa acqua.
E non si può scrivere nell’acqua.
E neanche nell’aria.
Solo sulle pietre.

20 aprile 1936 XIV
Dopo la scuola me ne vado a leggere sull’altana. Mary non vuole che porti in giro i libri di papà. Di Paolo. Lui invece era contento quando glieli chiedevo. Ma non dovevo toccare quelli di medicina.
Con il primo sole di primavera mi sono riempita di lentiggini. Mary copre le sue con la cipria.
Mary non tollera imperfezioni.

9 maggio 1936 XIV
Mussolini ha proclamato l’Impero. Tutti abbiamo visto il sorriso di Mary. Gli Imperi sono ben altro, dice. La cuoca ha messo troppo sale nella minestra. Per fortuna tra un po’ finisce la scuola. Anche Federico è contento.

15 maggio 1936 XIV
Sono andata all’Italico a vedere “Gli uomini che mascalzoni” e Federico si è arrabbiato con Mary perché sto troppo con le cameriere e faccio cose da cameriere; in effetti mi piace scambiare le cartoline degli attori con Elisa, lei ne ha moltissime in camera sua e spende tutto il suo stipendio al cinema e nella raccolta dell’Almanacco della Donna.

1 agosto 1936 XIV
Ho avuto la febbre alta per non so quanto tempo. Puzzo di medicine. Soffio sul palmo della mano per controllare l’alito. Federico mi racconta che deliravo. Dice che ha scritto tutte le mie parole e ne ha fatto una poesia che però non ha molto senso. Mary mi ha proibito di leggere.
Il dottor Manin mi guarda e mi fa un sacco di domande.
Io non ricordo niente.

10 ottobre 1936 XIV
Il sole della mia Venezia si è fatto pallido e io non so più dove siano finiti i giorni d’estate. Dal mare arriva strisciando una foschia che bagna i capelli.
Ieri, dalla vera da pozzo di Campo della Maddalena è spuntato fuori all’improvviso un gatto senza coda. Era mezzogiorno e lui aveva un’ombra lunga e sottile. Nessuno mi crede, eppure era un gatto magro e nero che è corso via miagolando. Cosa c’è di buffo?

16 ottobre 1936 XIV
Gloria ed Enrichetta non vengono più a casa mia e parlottano tra di loro e ridacchiano. Quando mi giro verso il loro banco, dietro di me, fingono di scrivere o di ascoltare la lezione e prendono un’aria indifferente. Mary dice che sono stata scortese con loro e che è meglio che per un po’ non vada a scuola. I professori si lamentano, dice, perché li interrompo quando spiegano. Strano, io mi limito a ridere!

31 ottobre 1936 XV
La settimana scorsa ho portato le conchiglie su, nell’altana, e le ho tutte ammassate in un angolo, una sopra l’altra, in un mucchio stretto perché potessero nascondersi, perché il pericolo è in agguato.
Il murex con i denti a pettine è però sbucato da sotto la mitra e le ha trafitto le macchie da leopardo con la sua punta lunga. Il nautilus, invece, ha preso le distanze dal mucchio e ha scelto uno splendido isolamento.
Ho appiccicato un biglietto sulle conchiglie così non me ne dimentico il nome. Spero che piova così le conchiglie ritroveranno un po’ della loro umidità.
Potrei anche gettarle nel rio dalla finestra.

3 novembre 1936 XV
Mary ha fatto riportare tutte le conchiglie nella vetrinetta del corridoio. Adesso se ne stanno lì, immobili e ordinate sui ripiani, al buio e all’asciutto. Questo non va bene, non è il loro posto, ma forse Mary ha paura delle conchiglie. Potrebbero farle capire chi è veramente.

Molte pagine illeggibili, alcune strappate.

3 giugno 1937 XV
Grande confusione in casa: uno sciame d’api è sceso giù per il camino. Non ho potuto fare a meno di urlare, non ho fatto altro che urlare e le cameriere non sapevano più di cosa avere paura, se delle punture degli insetti o di me. Federico rideva.
Domani Mary mi porta dal dottore.

6 giugno 1937 XV
Pare che questo sarà il mio ultimo anno di scuola.
Pare che io sia isterica. Lo ha deciso Mary.
Mary ha le labbra sottili e le tiene sempre strette. Forse teme che qualche gocciolina di saliva le sfugga dalla bocca quando parla, come succede sempre alla Fincato, la mia insegnante di ginnastica.
Io ho smesso di fare ginnastica perché ho il terrore che mi crescano peli grossi e neri come i suoi.
Non credo che sarò promossa.

8 thoughts on ““Di pietra e di luna”, Nadia Bertolani

  1. Ho già letto, commentato e recensito il romanzo per intero, ma non è difficile trovare altre parole, dal momento che la scrittura di Nadia è sempre un piacevole invito alla lettura per quello che narra e per la capacità che ha di trascinare tra le pagine come un aquilone tra le nuvole.

  2. Come sempre, Nadia Bertolani ha la capacità di penetrare e puntare al suo obiettivo toccando le corde emotive del lettore, concentrando nella forza del pensiero dei suoi protagonisti tutta la forza necessaria per penetrare nella profondità del pensiero. Il suo stile è paragonabile a quello di un arciere che, con sapienza e maestria, scocca la freccia. Come l’arciere, l’autrice fa in modo che la sua protagonista, attraverso gli appunti del diario, si proietti oltre a pensieri e situazioni centrando il bersaglio. I suoi sono dardi veramente potenti. Un assaggio gustosissimo!

  3. Una vera délicatesse questo brano. Appassionante nei contenuti, fresco e gustoso nello stile, originale nella presentazione…mi piace!!!

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